Cartolarizzazione dei crediti deteriorati: cos’è e in cosa consiste?

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Il decreto legislativo n. 11/2023, approvato dal Governo lo scorso febbraio con un provvedimento lampo, ha ufficializzato a tutti gli effetti lo stop allo sconto in fattura dei bonus edilizi e la cessione del credito. Un atto quasi necessario per cercare di intervenire proprio sulla questione dei crediti incagliati che hanno inciso negativamente sul debito pubblico dello Stato italiano, sempre più alto. Le ipotesi al vaglio, dettate dall’allarmismo e dalla preoccupazione delle imprese maggiormente coinvolte in questo settore, passano anche dalla cartolarizzazione dei crediti e/o compensazione diretta attraverso i modelli F24.

Numerose, nel frattempo, le attività di governo e di associazioni di categoria per inserire delle soluzioni alternative o quantomeno dei connettivi di più immeditata soluzione. Indipendentemente dal punto di caduta della vicenda superbonus, una delle potenziali alternative rispolvera uno strumento risalente al 1999 (anno in cui fu varata la L. 130) e oggi sempre più apprezzata dagli investitori che diversificano forme del denaro e raccolta di alternative financing.

Cos’è la cartolarizzazione dei crediti deteriorati?

Si è spesso sentito parlare di cartolarizzazione dei crediti deteriorati, soprattutto dal 2008 (anno di una delle più importanti crisi economiche della storia degli ultimi quindici anni) in poi. Si tratta di un’attività introdotta con la legge n. 130 del 30/04/1999, e regolamentate nello specifico dall’articolo 7.1, per dare la possibilità alle banche di trasformare i crediti deteriorati in prodotti finanziari da immettere nel mercato obbligazionario. Ma che cos’è nel concreto questa operazione finanziaria?

Si tratta della vendita di crediti deteriorati, cioè inesigibili e quindi di improbabile riscossione, a società (denominate Special Purpose Vehichles – SPV) che finanziano l’operazione emettendo titoli obbligazionari acquistati da soggetti terzi sottoscrittori di tali titoli. In questo modo le banche e le aziende (definite come soggetto originator) riescono a ridurre le loro situazioni di illiquidità e gli eventuali rischi derivanti dai crediti deteriorati, ricevendo in cambio liquidità e andando a risanare il loro bilancio.

Come funziona la cartolarizzazione?

Come funziona nel concreto l’operazione di cartolarizzazione dei crediti deteriorati? La procedura si articola principalmente in quattro fasi.

  1. Per prima cosa, viene individuato il pacchetto di crediti che il soggetto originante (banca, intermediario finanziario, impresa) intende cedere. Solitamente vengono selezionati crediti appartenenti a categorie omogenee tra loro.
  2. La seconda fase dell’operazione prevede la cessione dei crediti individuati alle società veicolo (SPV) con la clausola di garanzia pro-bono. Questo vuol dire che il soggetto cedente non è in alcun modo responsabile per quanto riguarda l’adempimento da parte del debitore (cessioni c.d. pro-sconto).
  3. Successivamente, la società veicolo procede con l’emissione dei titoli obbligazionari nel mercato quale contropartita del capitale investito per l’acquisto. Una volta collocate le obbligazioni (notes) presso gli investitori, la società veicolo deve corrispondere al soggetto cedente il ricavo generato dalla vendita o soggetti degli asset sottostanti alle notes.
  4. Le società veicolo immettono quindi nel mercato titoli obbligazionari riducendo il rischio a proprio carico e il soggetto cedente si libera dei crediti deteriorati ottenendo in cambio capitale liquido.

I vantaggi e i benefici

Attraverso la cartolarizzazione viene quindi trasferito il rischio di gestione e recupero dei crediti agli investitori. E questo comporta una serie di vantaggi e benefici non indifferenti in particolar modo per l’originator.

Le banche e le imprese che si approcciano a processi di cessione secondo fonte di cartolarizzazione possono liberarsi in modo sicuro di crediti deteriorati che, per loro natura, non verranno mai riscossi o che presentano criteri oggettivi di difficile recuperabilità. In questo modo riescono a trasformare le situazioni di illiquidità e ottenere capitale liquido da poter utilizzare, cedendo il rischio collegato ai crediti deteriorati a società affidabili che per loro natura gestiscono queste situazioni.

Efficientamento energetico: quale sarà il destino del superbonus 110%?

È ufficiale lo stop da parte di Palazzo Chigi alla cessione del credito e allo sconto in fattura per i nuovi interventi edilizi che sarebbero potuti rientrare nel superbonus 110% dopo il 25 novembre 2022 (o date le estensioni specifiche, il 31/12/2022). Una decisone presa con urgenza non tanto per sospendere l’iniziativa del bonus sull’efficientamento energetico, ma più per cercare di intervenire tempestivamente a risolvere la situazione dei cosiddetti “crediti fiscali incagliati” nei cassetti fiscali delle imprese che stanno incidendo in modo smisurato sul debito pubblico italiano, pesando per circa 110 miliardi.

Proprio per cercare di risolvere la situazione di stallo dei crediti deteriorati, cercando di lanciare un salvagente alle tantissime aziende del settore coinvolte, le possibili soluzioni che il Governo potrebbe decidere di adottare potrebbero passare per:

  • la cartolarizzazione dei crediti deteriorati;
  • la compensazione diretta attraverso i modelli F24.

Nel primo caso, i crediti generati con le ristrutturazioni edili realizzate tramite il superbonus verrebbero trasformati in titoli obbligazionari e immessi nel mercato dalle società veicolo (SPV), acquistati poi successivamente da investitori come per gli altri prodotti finanziari. Necessari, in questo caso, immaginare una garanzia statale e una convocazione a investitori istituzionali.

L’alternativa, proposta da ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) e ABI (Associazione Bancaria Italiana), prevede invece di consentire alle banche che hanno acquistato i crediti deteriorati e che non possono più acquistarne di nuovi, di “liberare” spazio, compensando i debiti attraverso i modelli F24 pagati direttamente agli sportelli bancari.

Per concludere

Non è ancora chiaro quale sarà la strada che deciderà di percorrere il Governo per risolvere il problema dei crediti deteriorati derivanti dai bonus edilizi senza danneggiare economicamente le migliaia di imprese che lavorano nel settore. Una delle ipotesi che allinea il mercato dei capitali con la realtà dei soggetti coinvolti potrebbe essere la cartolarizzazione dei crediti deteriorati, un’operazione finanziaria che consiste nel trasformare questi crediti in titoli obbligazionari acquistabili da investitori. Si tratta certamente di un investimento delicato, da effettuare con attenzione, raccogliendo quante più informazioni possibili per evitare perdite di capitale. C’è da dire che, data la complessità dell’operazione in sé e il necessario coinvolgimento dello Stato, la soluzione (pur appealing) potrebbe essere scartata a favore di una più semplice comprensione dello strumento fiscale di compensazione.

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